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LE CORREZIONI di Jonathan Franzen

Gli struzzi Einaudi 2014

 

Il libro conta 591 pagine con un capitoletto finale di ulteriori 7 pagine che ha lo stesso titolo del romanzo.

Si suddivide in una premessa intitolata S. Jude e 5 capitoli rispettivamente in successione: il fallimento, più ci pensava più si arrabbiava, in mare, il Generator, un ultimo Natale.

Ambientazione: USA epoca contemporanea pre-avvento Donald Trump.

Il perno attorno a cui ruota la narrazione è costituito dai coniugi Lambert, Alfred ed Enid: lei casalinga da sempre, lui, in pensione, dopo una vita trascorsa come impiegato, con funzioni di dirigente, presso la Midland Pacific Railroad una ditta che si occupa della manutenzione e della funzionalità delle reti ferroviarie nel Midwest; anche St. Jude, dove i due vivono, è una cittadina nel Midwest. La coppia, all’inizio del libro, viene presentata come la coppia tipica della terza età, ceto medio, infatti, non può contare su un gran patrimonio e il villino di residenza è in pessime condizioni manutentive, conta al contrario su una più che trentennale vita di matrimonio, una convivenza in cui i rapporti sono sempre stati governati dalla subalternità e dalla soggezione di Enid nei confronti di Alfred un uomo che offre di sé agli altri l’immagine di una persona dalla moralità rigida, dalla mentalità quadrata, dalla volontà ferrea, dispotico e sfruttatore, sul piano affettivo, dei sensi di colpa della moglie più remissiva ed apparentemente più accomodante; inflessibile e poco tenero educatore dei suoi tre figli che tende a trattare, in modo similare alla moglie, come subalterni piuttosto che, in questo caso specifico, persone in crescita bisognose di guida ma anche di affetto e protezione solida sì ma amichevole, incapace come è di riconoscere in loro il diritto all’esistenza autonoma ed alla differenza.

Questo rapporto di coppia si presenta subito complesso come pochi. All’austero distacco affettivo di Alfred verso i tre figli, in fondo anche verso la moglie, fa da contrappeso l’affetto appiccicoso insinuante e manipolatorio, usato come rivincita, di Enid che rende i figli compiacenti e succubi nei suoi riguardi e determina il quadro di una coppia di genitori emblematicamente affetta da due disfunzioni piuttosto frequenti nelle funzioni materne e paterne non sane Paternitas algida e lontana, Maternitas captativa.

Al momento dell’avvio del racconto i due vengono colti in un frangente difficile della loro vita, costellata dai classici della coppia in terza età: la solitudine da nido vuoto, l’avanzare della vecchiaia e degli acciacchi che in Enid si limitano ad una forma di artrosi all’anca ma in Alfred si stanno per manifestare in modo decisamente più grave ossia in un incipiente parkinsonismo che lo rende incerto nell’azione e bisognoso di assistenza da parte di Enid, assistenza che ricerca ma che rifiuta al contempo trattandola piuttosto male. Il malumore di Alfred ammutolisce Enid ed un silenzio sordo sta congelando e stravolgendo a poco a poco la coppia matura che, abbandonate le speranze di una vecchiaia libera dai pesi sociali e lavorativi, ha smesso di credere di poter realizzare quello che nella vita attiva giovanile non ha potuto realizzare, ossia viaggiare, frequentare gli amici, coltivare i propri hobbies. I battibecchi, le incomprensioni, i silenzi arroventati si stanno facendo ogni giorno più frequenti, avvelenano irreversibilmente il clima di coppia e rendono irrespirabile l’aria in casa. Ad Alfred, considerati i presupposti caratteriali, costa riconoscere il rapido decadimento delle sue funzioni sensoriali motorie e mentali, a Enid prendere conoscenza definitiva che il suo ruolo sarà in modo sempre più accentuato, sino al suo sprofondamento totale, il ruolo della moglie serva badante e infermiera. Queste e altre considerazioni inducono Enid a farsi venire in mente un’idea per sortire fuori dall’incubo per almeno qualche giorno e fare sì che il commiato dalla vita con i figli avvenga con un padre ancora in parte cosciente: in sintesi, invitare i tre figli Gary, Chip, Denise PER QUALCHE GIORNO A NATALE INSIEME ALLE LORO FAMIGLIE.

Questo proposito di Enid muove il resto del libro da qui innanzi. Infatti i tre figli in altrettanti capitoli a loro rispettivamente dedicati vengono introdotti presentati e colti nel loro momento esistenziale contemporaneo e descritti nella loro storia di giovani americani adulti anagraficamente di sicuro ma non altrettanto personalmente. Le correzioni genitoriali operate in modo inadeguato cominciano a insinuarsi facendo la loro prima comparsa nella struttura narrativa propria di ciascuno dei tre figli che, per parte propria e personale, si racconta e si rimprovera qualcosa che non riesce a capire di se stesso e quindi ha da rimproverare uno o entrambi i genitori per qualche loro preciso misfatto educativo.

Gary il maggiore è un elegante affermato allibratore in borsa dove ha un certo successo ma il più delle volte utilizza per comprare le azioni i soldi della giovane ricca ed immatura moglie Caroline che egli ama ma che gli rende la vita privata un inferno rifiutandosi di avere rapporti con i suoceri, mettendogli due dei tre figli contro e facendolo addirittura spiare da telecamere posizionate in strategici punti della bella casa in cui vivono. Da sempre infatti Gary combatte con la depressione utilizzando barbiturici e alcool. Gary attribuisce la sua sindrome depressiva alla pessima educazione ricevuta dai genitori ed in particolare alla indebita ingerenza manipolativa della madre nei suoi confronti e si dibatte tra rabbia e rimorso.

Chip, diminutivo di Chipper, è il figlio di mezzo quello più fragile dei tre che di più ha risentito delle correzioni educative dei due genitori. Presume di se stesso più di quanto realisticamente sia e oscilla tra fasi maniacali di esaltazione in cui si sente padrone del mondo, vivo genio creativo di letteratura critica e scrittura cinematografica e teatrale, a fasi di nascondimento e apatia in cui diventa tetro ed intrattabile. Ha un lato debole: il sesso che diventa un modo per poter affermare la sua esistenza come maschio e nascondere in questo modo la sua vera realtà, la sua fragilità ed incompetenza affettiva. Il sesso è praticato anche come forza autodistruttiva al pari di una droga e lo porterà a perdere la cattedra di insegnamento di cinema e pubblicità presso una prestigiosa università privata a seguito di una relazione con una studentessa minorenne. Da allora conduce una vita da squattrinato, fatta di espedienti e di cattive frequentazioni.

Denise, è la più piccola dei tre figli, vezzeggiata dalla madre che ha riversato sulla figlia la sua insoddisfazione di donna e di moglie, molto affezionata a Chip tanto da prestargli denaro a gettito continuo, è una cuoca eccellente e ha lavorato in ristoranti gourmet ottenendo successi e riconoscimenti. E’ sola, dopo un matrimonio infelice ed un divorzio devastante, ha scoperto che le piacciono le ragazze e passa da relazione a relazione tutte fugaci senza trovare terraferma affettiva né il coraggio di dirlo in famiglia. E’ arrabbiata con se stessa e soprattutto con il padre.

Il fatidico Natale arriva, Enid si è sprecata nei preparativi ma l’attendono delusione e disillusione. Gary si presenta senza moglie e nipotini, Denise arriva qualche giorno in anticipo per aiutare la madre nei preparativi ma è insofferente e inquieta, Chip compare all’ultimo minuto reduce da una disavventura in Lituania in cui ha corso il rischio di essere ammazzato. Passa il giorno di Natale in modo deludente per Enid.

Il protagonista della scena ridiventa invece il vecchio padre Alfred con la tragedia della sua malattia che si sta consumando dentro di lui sotto gli occhi di tutti e lo distrugge ora dopo ora esponendolo alla nudità assoluta ed alla dipendenza assoluta dai suoi familiari ostinati nell’accanimento terapeutico; lui che un tempo dominava in quella casa e in quella famiglia su moglie e figli e proprio per questo si era convinto di essere temuto e ubbidito e poi onorato. Alfred prova, in una sorta di palingenesi i limiti, i suoi limiti, i limiti della finitudine umana che non risparmia nessuno e nessuna età tanto meno quella di un vecchio malato e sul punto di morire, ma avrà, grazie alla benevolenza dello scrittore, modo di riscattarsi e di pacificarsi con se stesso se non con gli altri prima della fine.


Qualche riflessione educativa e dintorni sul titolo del libro.

Dal punto di vista educativo la correzione corrisponde ad un commento e/o un atteggiamento di chiara riprovazione da parte di qualcuno nei riguardi di qualcun altro tale da mettere l’uno in una posizione di superiorità nei confronti dell’altro che patisce il sopruso… Può avvenire tra pari ad es. con la frase Tu sbagli… hai sbagliato… oppure tra diseguali ossia tra genitore figlio, docente alunno in questo caso l’autorità comunica affettivamente anche un messaggio subdolo sottostante alla riprovazione è come se dicesse: tu hai sempre torto, tu sbagli sempre… tu sei un incapace, non esisti per me perché non vali gran che… le ripercussioni sul lato più debole sono evidenti…

Ancora un’osservazione finale, le correzioni non sono indispensabili nell’educazione dei figli in quanto suscitano spesso rabbia e sentimenti di rivolta il più delle volte negati o repressi dai figli oppure compiacenza e passività, per paura o soggezione mentre al contrario le regole poche e finalizzate chiaramente alla protezione del sé fisico e psichico dei minori e all’indirizzo dell’evoluzione personale e interpersonale di se stessi verso e nell’incontro con gli altri e con il mondo sono assai più preferibili; regole semplici chiare spigate in rapporto all’età del figlio possono tutelare e favorire la crescita nel rispetto del soggetto in crescita; se da piccoli andranno fornite in modo chiaro per poter essere richiamate e fatte rispettare in seguito andranno spiegate e fondate sino a diventare un patto partecipato, condiviso e aggiornato in ragione della crescita e delle esigenze, da genitori e figli.

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